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Dante Alighieri, della famiglia Alighieri nato a Firenze, il 1 giugno 1265 – e morto a Ravenna il 14 settembre 1321, fu poeta, scrittore e politico italiano. È considerato il padre della lingua italiana e la sua fama è dovuta alla paternità della Divina Commedia, universalmente considerata la più grande opera scritta in italiano e uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale. Oggi Dante, che trova riposo nella tomba a Ravenna, è diventato uno dei simboli dell'Italia nel mondo.
È incerto il giorno della sua nascita, certo invece è quello del battesimo: il 27 marzo 1266, di Sabato santo. Quel giorno vennero portati al sacro fonte tutti i nati dell'anno per una solenne cerimonia collettiva. Dante venne battezzato con il nome di Durante, in ricordo di un parente ghibellino.
L'evento più significativo della sua giovinezza fu l'incontro con Beatrice, la donna che egli amò ed esaltò come simbolo della grazia divina.
Non si hanno molte notizie sulla formazione di Dante, ma pare che abbia seguito l'iter educativo proprio dell'epoca e che in giovinezza abbia avuto per lui grande importanza il rapporto con i poeti del Dolce Stil Novo e in particolare la sua amicizia con Guido Cavalcanti.
A partire dal 1295, entrò attivamente nella vita politica della sua città e la sua carriera politica raggiunse l'apice nel 1300 quando, guelfo di parte bianca, venne eletto priore. L'anno successivo, quando il papa Bonifacio VIII decise di inviare a Firenze Carlo di Valois, fratello del re di Francia, con l'intenzione nascosta di eliminare i guelfi bianchi dalla scena politica, il poeta fu condannato ingiustamente all'esilio e non ebbe più modo di poter tornare nella sua città natale.
Le sue opere più importanti sono:
Il Fiore e Detto d'Amore
Le Rime
Vita Nova
Convivio
De vulgari eloquentia
De Monarchia
Commedia
Le Epistole e l'Epistola XIII a Cangrande della Scala
Egloghe
La Quaestio de aqua et terra
La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia è un poema scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua volgare fiorentina. Composta tra il 1304 e il 1321,la Commedia è l'opera più celebre di Dante; conosciuta e studiata in tutto il mondo, è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi. Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità.
Il titolo di "divina" le venne dato in seguito da Boccaccio nel suo "
Trattatello in laude di Dante" del 1373.
L'INFERNO
l'Inferno dantesco, chiamato anche "regno della disperazione, della dannazione", è immaginato come un immensa voragine a forma di imbuto formatasi sotto la città di Gerusalemme. In questo regno vi è la presenza di Lucifero, posizionato nella natural burella. La voragine è formata da 9 cerchi concentrici e le anime dei dannati sono collocate al suo interno secondo la gravita del loro peccato: incontinenti, violenti, fraudolenti, traditori.
Primo guardiano dell'Inferno e traghettatore delle anime è Caronte.
Virgilio, maestro e guida di Dante, lo conduce attraverso l'Inferno e il Purgatorio
IL PURGATORIO
Il Purgatorio si presenta diviso in tre parti : Antipurgatorio, Purgatorio, Paradiso Terrestre.
Il Purgatorio è diviso in sette 'cornici', dove le anime scontano la loro inclinazione al peccato per purificarsi prima di accedere al Paradiso. Al contrario dell'Inferno (dove i peccati si aggravavano maggiore era il numero del cerchio) qui alla base della montagna, nella prima cornice, stanno coloro che si sono macchiati delle colpe più gravi, mentre alla sommità, vicino al Paradiso Terrestre, vi sono i peccatori più lievi. Le anime non vengono punite in eterno, e per una sola colpa, come nel primo regno, ma scontano una pena pari ai peccati commessi durante la vita.
Nella prima cornice, Dante e Virgilio incontrano i superbi, nella seconda gli invidiosi, nella terza gli iracondi, nella quarta gli accidiosi, nella quinta gli avari e i prodighi
, nella sesta i golosi e nella settima i lussuriosi.
Qui Virgilio finisce il suo viaggio in quanto non battezzato.
IL PARADISO
Dante ascende al Paradiso guidato da Beatrice.
Il Paradiso è composto da nove cieli concentrici, al cui centro sta la Terra; in ognuno di questi cieli, dove risiede un pianeta diverso, stanno i beati, più vicini a Dio a seconda del loro grado di beatitudine.
Oltre ai cieli c'è l'Empireo, dove si trova la Candida Rosa, una struttura a forma di anfiteatro, dove risiedono i più grandi santi e dove, sul gradino più alto, sta la Vergine Maria.
Dall'Empireo Dante osserva finalmente la luce di Dio, grazie all'intercessione di Maria alla quale San Bernardo (guida di Dante per l'ultima parte del viaggio) aveva chiesto aiuto perché il poeta potesse vedere Dio.
Elena Ceravolo
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L’UMANESIMO
TERMINOLOGIA
Col termine Umanesimo gli studiosi indicano il vasto movimento di rinnovamento culturale, artistico e filosofico che caratterizzò la civiltà europea nel corso del Quattrocento e che si pose come forte rottura rispetto al pensiero medievale dei secc. XIII-XIV, soprattutto mettendo l'uomo al centro della visione della vita e del mondo e sostituendo così l'antropocentrismo al teocentrismo che aveva contraddistinto l'epoca precedente.
La civiltà umanistica non è comunque una rivoluzione improvvisa e sorta dal nulla, ma si presenta come il compimento di un processo evolutivo già iniziato nel Trecento e che vide soprattutto Francesco Petrarca come un precursore di tante tendenze poi sviluppatesi nel secolo seguente, per cui si può indicare il grande poeta come un pre-umanista a tutti gli effetti, mentre su un piano più modesto fu significativa anche la figura del suo amico e seguace Giovanni Boccaccio.
PERIODIZZAZIONE
L'Umanesimo si colloca lungo l'arco di tutto il XV sec.
Le date tradizionalmente adottate come limiti cronologici sono il 1400 e il 1492, anno quest'ultimo significativo in quanto con la scoperta dell'America inizia un processo storico che chiude di fatto il Medioevo e sancisce l'inizio dell'Età Moderna, mentre anche la morte di Lorenzo de' Medici (1492) segna l'inizio di un periodo di gravi crisi e guerre che sconvolgono l'Italia e che saranno oggetto di studi e riflessioni da parte degli scrittori rinascimentali, soprattutto Niccolò Machiavelli.
L'età umanistica si può ulteriormente dividere in due fasi, la prima corrispondente alla prima metà del secolo e caratterizzata dalla produzione in latino e dal declino del volgare (sino al 1469 anno dell'ascesa al potere di Lorenzo de' Medici), mentre la seconda va dalla metà del Quattrocento sino al 1492 e vede la rinascita della grande letteratura volgare.
L'UOMO AL CENTRO DEL MONDO
Rispetto alla civiltà medievale l'Umanesimo vede soprattutto l'affermarsi di una visione antropocentrica che mette l'uomo al centro della vita e del mondo e ne rivaluta molti aspetti prima considerati come marginali o subordinati alla concezione teocentrica del Medioevo, per cui si comincia a distinguere tra divinae litterae e humane litterae: si distingue cioè tra la letteratura che si occupa di Dio e delle questioni propriamente religiose e quella che invece si deve occupare della dimensione umana e terrena.
La novità non è assoluta, in quanto già le opere di Petrarca e Boccaccio avevano aperto la strada alla rappresentazione dell'uomo e delle sue vicende non più subordinate alla volontà di Dio (si pensi soprattutto al Decameron), tuttavia nell'Umanesimo il processo viene portato alle sue estreme conseguenze e, soprattutto, l'uomo diventa padrone di se stesso e protagonista del suo destino nel mondo, senza le remore religiose o i timori di punizioni divine che ancora caratterizzavano il pensiero degli scrittori precedenti.
Legata a questo aspetto vi è poi anche la rivalutazione del corpo umano che non è più visto quale "prigione dell'anima" o fonte di peccato come avveniva di frequente nel Medioevo, ma al contrario è considerato una sorta di macchina perfetta creata da Dio a sua immagine e somiglianza e dunque dotata di armonia e proporzioni geometriche, oggetto di studi di carattere pre-scientifico e artistico (l'esempio più noto è lo schizzo di Leonardo da Vinci noto come "uomo vitruviano", divenuta l'immagine simbolo dell'Umanesimo).
LO STUDIO DELLA NATURA E LO SVILUPPO DELLA TECNICA
Il Quattrocento vede l'emergere di un approccio del tutto nuovo alla natura e al mondo fisico nel suo complesso, poiché questo non è più considerato il "libro di Dio" come nel Medioevo e quindi semplice espressione della volontà divina, ma come un organismo regolato da leggi che l'uomo può in alcuni casi cercare di comprendere e manovrare a proprio vantaggio. Grande sviluppo assume, ad esempio, la magia volta a dominare le forze della natura con pratiche ancora superstiziose, mentre più interessante è l'evoluzione della tecnica che dà luogo a scoperte e innovazioni decisamente moderne, tanto nel campo dell'anatomia (con l'osservazione e la descrizione del corpo umano, quanto in quello delle arti figurative (specie architettura e pittura, con la scoperta della prospettiva) e in quello dell'ingegneria (con la progettazione e, in qualche caso, la realizzazione di macchine decisamente inimmaginabili qualche decennio prima).
Il personaggio più significativo a questo riguardo è senz'altro Leonardo da Vinci (1452-1519), attivo nel campo della pittura, dell'ingegneria e della cultura in genere.
Tra le innovazioni tecniche più importanti del Quattrocento non va poi dimenticata l'introduzione della stampa, che rappresentò una vera e propria rivoluzione nella diffusione dei libri e delle opere letterarie, nonché dell'attività culturale in genere.
LA RISCOPERTA DEL MONDO CLASSICO
L'Umanesimo prosegue e amplia la rivalutazione della letteratura classica già iniziata nel Trecento con l'opera di Petrarca (e in parte di Boccaccio), grazie anche alla riscoperta del greco fino a quel momento ignorato come lingua.
Nel Quattrocento conosce un decisivo sviluppo soprattutto la filologia, la disciplina che studia e ricostruisce i testi antichi secondo criteri rigorosi (secondo la strada tracciata da Petrarca nel corso del XIV sec.) .
Grande importanza assume nell'Umanesimo anche il concetto di imitazione dei modelli classici, che influenza profondamente la successiva letteratura rinascimentale.
LATINO E VOLGARE
Nella prima metà del Quattrocento il volgare viene trascurato a tutto vantaggio del latino, lingua classica che ora viene padroneggiata con sicurezza dagli scrittori (che in questo proseguono sulla linea inaugurata da Petrarca nel Trecento) e di cui si servono per produrre nuove opere letterarie che imitano i modelli antichi, tanto nel contenuto quanto nei generi letterari e nella struttura.
Nella prima metà del XV sec. il predominio del latino è tale che alcuni studiosi parlano di letteratura umanistica distinguendola da quella in volgare dei decenni successivi.
Il volgare viene "riscoperto" nella seconda metà del Quattrocento e gli scrittori protagonisti di questa nuova stagione letteraria sono attivi soprattutto a Firenze e a Ferrara, i due principali centri culturali dell'Umanesimo, per cui conosce una grande diffusione proprio il volgare toscano che si appoggia al modello autorevole dei grandi autori del Trecento (Dante, Petrarca e Boccaccio).
Alla riaffermazione del volgare concorrono alcuni grandi autori, come Lorenzo il Magnifico, Leonardo da Vinci, Matteo Maria Boiardo.
Giuseppe Cinanni
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Francesca Rimini
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IL RINASCIMENTO
1400 1550
Inizio del Rinascimento Fine dell'Età rinascimentale
LA CULTURA DEL RINASCIMENTO
Tra il XV e il XVI secolo, a partire dall'Italia si sviluppa un profondo rinnovamento culturale che ha preso il nome di Rinascimento.
La cultura rinascimentale esalta la capacità dell’uomo di cambiare il mondo; rivaluta la natura; guarda con un nuovo spirito alla cultura latina e greca e critica la cultura medievale.
Nel Medioevo si sottolineavano la debolezza e l’imperfezione dell’uomo a causa del peccato, e la centralità della fede.
Per i filosofi del Rinascimento, invece, l’uomo ha un posto centrale nella creazione ed è in grado di modificare il mondo e il proprio destino.
Inoltre, si afferma la centralità della ragione umana: tutto deve essere esaminato con l’aiuto della ragione e non della sola fede.

Nel Quattrocento, in Italia, molti intellettuali riscoprono le opere degli scrittori greci e latini (in latino, le humanae litterae, la “letteratura dell’uomo”). Essi furono chiamati “umanisti” e “Umanesimo” la cultura da loro promossa.
Per gli umanisti gli antichi scrittori e artisti delle civiltà greca e romana sono dei “classici”, cioè dei modelli a cui ispirarsi, non solo per lo stile ma anche per la concezione della vita. L’Umanesimo prepara il rinnovamento culturale del Rinascimento.
STORIA, POLITICA, FILOSOFIA E ARTE NEL RINASCIMENTO
Il Rinascimento favorì una ripresa degli studi sulla natura, sulla storia passata, sulla politica e sulle forme di governo.
Le sue massime espressioni si ebbero in campo artistico con una vasta e innovativa produzione di pittura e scultura, caratterizzata dalla riscoperta della tecnica della prospettiva e dalla centralità della figura umana.
In età rinascimentale si sviluppa la filologia, la disciplina che studia i testi antichi cercando di recuperarne la lingua e i contenuti originali.
Le ricerche filologiche abituarono gli intellettuali del Rinascimento a considerare il passato in modo più rigoroso rispetto agli uomini del Medioevo.
Di conseguenza progredirono anche gli studi di storia.
Molti intellettuali del Rinascimento si occupano di politica sia svolgendo importanti incarichi all’interno degli Stati, sia elaborando dottrine politiche originali. (Niccolò Machiavelli fu segretario della Repubblica fiorentina dal 1498 al 1512. Nelle sue opere politiche egli esaminò le regole necessarie per prendere il potere in uno Stato e gestirlo in modo ordinato ed efficace)
LA FILOSOFIA DEL RINASCIMENTO
I filosofi medievali avevano adottato le spiegazioni dei fenomeni naturali contenute nella Bibbia e nei testi di alcuni filosofi dell’antichità (Aristotele, soprattutto).
I filosofi del Rinascimento elaborano nuove teorie basate sull’osservazione della realtà naturale.
L'ARTE: LA PROSPETTIVA E LA RAPPRESENTAZIONE DEL CORPO UMANO
L’arte rinascimentale italiana (e poi europea) raggiunge vertici di perfezione soprattutto per quanto riguarda il realismo e la precisione nella rappresentazione della natura e del corpo umano.
Pittura e scultura reintroducono la prospettiva, una tecnica già usata in età antica, ma dimenticata nel Medioevo, finalizzata a riprodurre su una superficie piana la profondità di oggetti, figure e paesaggi.
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| Dallo schema si comprende come l’artista, Leonardo Da Vinci, applica la tecnica della prospettiva: l’altezza degli oggetti, degli ambienti e delle persone raffigurati è stabilita in relazione a linee immaginarie, chiamate “linee di fuga”, che convergono tutte verso un punto, detto “punto di fuga”. |
I LUOGHI DELLA CULTURA RINASCIMENTALE
Nel Rinascimento si sviluppa una cultura laica. Molti intellettuali non sono membri del clero e non operano né nei monasteri, né nelle università. I nuovi luoghi di diffusione ed elaborazione della cultura rinascimentale sono le corti.
Molti principi del XV-XVI secolo agiscono come mecenati: mantengono presso la propria corte filosofi, scrittori e artisti, sovvenzionando le loro ricerche e la loro produzione.
L'INVENZIONE DELLA STAMPA
Risale al Rinascimento una delle invenzioni più importanti della storia, capace di diffondere la cultura a un pubblico sempre più vasto: la stampa a caratteri mobili.
1455: Johann Gutenberg pubblica a Magonza, in Germania, il primo libro (una Bibbia) stampato con questa tecnica. Tale procedimento permette di riprodurre un numero illimitato di copie identiche di uno stesso libro, con tempi di produzione molto più brevi che in passato e quindi con costi più ridotti.
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Ludovico Ariosto
La vita
Ariosto nacque
l’otto settembre 1474 a Reggio Emilia. Egli incominciò i suoi studi a Ferrara
per volere del padre, però dopo la sua morte (1500) dovette trovarsi un occupazione nella corte
degli Estensi, per mantenere i suoi nove fratelli. Fu al servizio del cardinale
Ippolito d’Este e dopo del cardinale Alfonso. Svolse molti incarichi di tipo:
amministrativo, militare, politico e infine diventò governatore della
Garfagnana (regione montuosa e selvatica della Toscana che era infestata dai
briganti) Qui governò tre anni.
Tornato a Ferrara
nel 1525 poté realizzare il suo sogno ovvero vivere in pace in una casetta
tutta sua: la sua vita non era più turbata e piena di impegni, ma dedicata allo
studio e alla poesia. Trascorse gli ultimi anni della sua vita con sua moglie,
Alessandra Benucci, e con suo figlio Virginio a scrivere il suo grande poema “L’Orlando
Furioso”. Ariosto fece in tempo a vedere la pubblicazione definitiva nel 1532.
Morì, infatti, pochi mesi dopo, il 6 luglio 1533.
L’Orlando
Furioso
Presentazione
L’Orlando Furioso, scritto da Ludovico Ariosto, è composto da quarantasei canti in ottave. Esso è
la continuazione dell’Orlando Innamorato
di Matteo Maria Boiardo e, sulla vicenda principale della guerra tra Franchi e Mori,
narra dell’amore che provano Orlando e Rinaldo, valorosi paladini di Carlo
Magno, verso Angelica, figlia del re del Catai.
Trama
La trama, particolarmente
complessa per la quantità di episodi e di personaggi, si suddivide in tre
filoni narrativi:
Ø
Guerra tra Cristiani e Saraceni
La guerra, che si
svolge in varie fasi, ha il suo momento centrale e nell’assedio di Parigi e si
conclude con la Vittoria dei Cristiani e la morte di Agramante, re dei Saraceni
che venne ucciso da Orlando.
Ø
L’amore e la pazzia di Orlando
Orlando si innamora
perdutamente di Angelica e, quando ella fugge dal campo di Carlo Magno, si
dimentica dei suoi doveri e la insegue. Dopo qualche tempo viene a sapere che
lei si era sposata con Medoro, semplice soldato saraceno, ed era partita con
lui verso il regno del Catai.
Orlando, giungendo
in seguito nel bosco sui cui alberi la coppia aveva inciso scritte che
celebravano il loro amore, impazzisce e si dà alla devastazione di tutto ciò
che incontra.
A questo punto il duca Astolfo parte a cavallo dell’Ippogrifo (cavallo
alato) per andare sulla luna a recuperare il senno di Orlando.
Riacquistata la
ragione, Orlando torna a combattere contro i Saraceni.
Ø
Il contrastato amore di Bradamante e Ruggiero
La terza linea
narrativa, quella encomiastica, riguarda Ruggiero, guerriero saraceno, e
Bradamante, sorella di Rinaldo e valorosa guerriera cristiana.
I due si amano, ma
sono continuamente divisi dal susseguirsi degli eventi e delle battaglie. Dopo
moltissime avventure, però, Ruggiero, convertitosi al Cristianesimo, riuscirà a
sposare Bradamante e dalla loro unione avrà origine la casa d’Este.
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IL SEICENTO
L’Europa
in crisi
Il Seicento dal punto di vista politico, economico e sociale è un secolo di crisi.
(Le carestie e una violenta
pestilenza provocarono, a partire dal 1630, un grave calo demografico).
In questo quadro di crisi si
collocano numerose rivolte sociali (contadine, borghesi, nobiliari) dettate da motivi economici o
politici, ma tutte riconducibili ad una situazione di malessere.
Particolarmente crudele è la Guerra dei Trent'anni (1618-1648) che si
conclude con la pace di Westfalia e sancisce lo smembramento dell'Impero
germanico, il tramonto del predominio spagnolo in Europa, la vittoria della
Francia e l'inizio della sua egemonia.
Successivamente
alle vicende di tale Guerra si aggrava l’impoverimento degli Stati
mediterranei, come l’Italia e la Spagna, mentre aumentano l’attività
manifatturiera e l’attività mercantile dell’Inghilterra, dell’Olanda
e della Francia.
Il
trionfo dell’assolutismo in Francia
La fine della Guerra dei Trent’anni
segna in Francia il trionfo della monarchia
assoluta, instaurata da Luigi XIV, detto il “Re Sole” che accentra nelle
sue mani il potere legislativo, economico e militare e accresce il prestigio
politico della nazione.
La
monarchia costituzionale in Inghilterra
La “Gloriosa
rivoluzione” (1688) porta sul trono d’Inghilterra il principe olandese Guglielmo d’Orange, il
quale giura di rispettare un importante documento, la Dichiarazione dei
Diritti, nel quale viene stabilita la distinzione di ruoli tra re e Parlamento.
L’Inghilterra
diventa la prima monarchia
costituzionale d’Europa.
Le
condizioni dell’Italia spagnola
Il dominio
della Spagna in Italia determina la decadenza
del nostro Paese nel Seicento e causa l’insorgere di numerose rivolte (es.
a Milano e a Napoli) che vengono tutte domate in modo cruento. Intanto la
peste, portata dai Lanzichenecchi miete numerose vittime, prima in Lombardia e
poi nell’Italia centro-meridionale.
CULTURA
E LETTERATURA NEL SEICENTO
La Rivoluzione scientifica
Il Seicento è il secolo della scienza: Galileo Galilei
elabora il metodo scientifico basato sulla sperimentazione e dimostra la
validità della teoria eliocentrica di Copernico.
Successivamente Newton formula la
legge di gravitazione universale.
In un clima di maggiore libertà di
pensiero, favorito dalla Riforma protestante, molti scienziati fondano le
Accademie, centri di studio in cui essi si scambiano informazioni, favorendo la
ricerca scientifica.
Il Barocco
Con
il termine “barocco” (dal francese baroque:
perla irregolare) si indica uno stile che, diffusosi in Italia e in
Europa soprattutto nella prima metà del
Seicento, caratterizza la letteratura, la musica, l’arte,
l’architettura.
È
lo stile proprio di un’epoca che si allontana dagli ideali del Rinascimento
(rivalutazione dell’arte classica) e predilige la ricerca di un’originalità
spinta all’eccesso, al fine di suscitare
stupore e meraviglia.
Gli
elementi stilistici barocchi sono il gusto dell’ornamento e la ricchezza
decorativa.
In
campo letterario, il Barocco si manifesta come ricerca di novità, di stranezza,
di atteggiamenti fuori dal comune, sia per quanto riguarda le parole sia per
ciò che concerne le idee e i concetti. Scrittori e poeti barocchi si esprimono
attraverso immagini, simboli e metafore fantasiose (linguaggio figurato).
Giambattista Marino è il maggiore rappresentante del Barocco
letterario.
L’evoluzione della lingua
Nel
Seicento si sviluppa il dibattito sulla lingua da parte di studiosi e letterati
riuniti in Accademie. La più importante di queste è l’Accademia della Crusca che ha lo scopo di mantenere pura la lingua
italiana originale e che pubblica nel 1612 il primo grande Vocabolario della
lingua italiana.
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