ISTITUTO SECONDARIO DI PRIMO GRADO
BOVALINO

CLASSI II C - II G

CLASSI II C  -  II G
ANNO SCOL. 2015/16

Un selfie della mia estate

per ricordare momenti ed emozioni ...



                                                                    
                                                  Cielo limpido, sole caldo e profumo di erba e fiori:
 La premiazione: un momento                                                                            il ricordo di una giornata trascorsa in montagna. 
gioioso della mia estate                                                                                                                                  Isabel Marando
e della partecipazione alla gara
"Il più bel castello di sabbia"
                  Vanessa Strangio
Una gita in montagna in compagnia del mio nuovo amico.
                                               Francesco Sollazzo       
Quanto divertimento su e giù per le collinette
con le nostre biciclette.
                                        Gianluca Rocca
                                                                                                                                                                                                                                                      

Io e mia sorella in pellegrinaggio al Santuario della Beata Vergine Maria del Monte Stella ad Ogliara, una frazione del Comune di Salerno.
                                                       Manuel De Martino

















                                                                                                                             

                                                                                  







IL RACCONTO DI FANTASMI




L’uomo ombra

In un paesino alla periferia di Palermo vivevano due famiglie, i Torrisi e i Pennuti, in guerra tra loro per il dominio del territorio.
Un malaugurato giorno, Turi Torrisi tese un agguato a Vito, figlio primogenito del boss Pennuti, uccidendolo, alle spalle, a bruciapelo.
Vito, morto dannato, perché era stato ucciso proprio nel momento in cui il padre, ormai anziano, gli stava per cedere le redini della famiglia, diventa un fantasma, poiché animato dalla forza di un’ira vendicativa. Così, decise di farla pagare a tutta la famiglia Torrisi, in particolar modo, voleva che Turi soffrisse le pene dell’inferno.
Il fantasma, presto, armato del coltello a serramanico, sfilato dalla tasca di Turi, si precipitò dallo zio del suo assassino e glielo conficcò nel cuore, scatenando i sospetti dei parenti che riconobbero subito a chi appartenesse l’arma.
Inutili furono le spiegazioni del malcapitato, tutte le prove portavano a lui, tanto che dovette allontanarsi e rifugiarsi, con la moglie e il figlio, in un casolare di campagna, in costruzione. Anche qui, arrivò l’irascibile fantasma che architettò l’ennesima infamia su Turi, infatti, in assenza della padrona di casa, il fantasma spinse il figlio di Turi dentro uno scavo facendogli battere la testa e provocandogli l’inevitabile morte.
Anche questa volta Turi era stato incastrato, poiché era l’unico presente in casa al momento del delitto.
La famiglia Torrisi era ormai certa che Turi stesse sterminando i parenti prossimi per impadronirsi dello scettro della sua cosca e non dover più dividere i proventi degli affari poco puliti.
Turi era confuso e straziato per la perdita del figlio, non capiva cosa stesse succedendo, tutto era contro di lui, ma sapeva che non era stata la sua mano a colpire.
Ormai, aveva perso anche moglie e parenti che l’avevano lasciato solo, vedendolo come un avido traditore.
Durante le notti che trascorreva insonni e piangendo per il dispiacere, incominciò a sentire anche una voce tenebrosa che gli sussurrava: “Morirai dannato per il male che hai fatto!”.
Mentre turi si arrovellava, un altro delitto stava per compiersi.
Infatti, in una notte tempestosa il padre di Turi, ormai stanco per il disonore che il figlio stava gettando sulla famiglia, si recò da lui, armato, per porre fine a quella serie di dolorosi delitti e per affermare ancora una volta il suo potere. Così, il padre, suo malgrado, impallinò Turi che cadde a terra tramortito davanti a Vito, spettatore passivo.
Con la fine umiliante della vita di Turi, sicario senza scrupoli, il fantasma di Vito ebbe pace e presso la sua tomba fiorì una pianta di ciclamino in ricordo del sangue versato.

Mario Marzano

ANALISI LOGICA

    Analisi logica della proposizione

L'analisi logica, o sintassi, è il procedimento mediante il quale si riconoscono i componenti di un periodo o di una frase.





Le frasi in analisi logica.

Si distinguono tre tipi di frasi: la frase minima, la frase semplice, la frase completa o complessa. La frase minima è composta da due elementi: soggetto e predicato verbale o nominale. 
La frase semplice ha senso compiuto ed è composta da soggetto, verbo, complementi o espansioni. 
La frase completa o complessa possiede le caratteristiche della frase semplice, ma in essa sono presenti più predicati (ognuno di questi forma una "parte di frase" chiamata proposizione).



Gli elementi che formano una frase.

Elementi fissi:  Predicato - Soggetto

Elementi variabili:  Complementi




Predicato.

Il predicato verbale è il motore della frase, ciò che indica l'azione che il soggetto compie. Il predicato nominale descrive una caratteristica del soggetto ed è formato da un verbo ausiliare e da un attributo (aggettivo). 
  • Esempio di frase con predicato verbale: Matteo questa sera andrà alla festa di compleanno di Luciana. 
  • Esempio di frasi con predicato nominale: È stata una giornata calda. - Lucia è bionda.



Soggetto.

Il soggetto è colui che compie o subisce l'azione espressa dal predicato (ad es. Luca mangia); mangia = predicato, Luca = soggetto, chi compie l'azione (mangia) è espresso in questa frase.
Il soggetto può essere sottinteso, ad es. in frasi come "dormo" (sottinteso "io") o "dicono che ci sarà uno sciopero" (sottointeso "varie persone" ) .





I complementi.

I complementi sono parti del discorso che ampliano la frase con informazioni di vario genere. Possono essere di vario tipo: oggetto, di specificazione, di modo, di tempo, di luogo, di mezzo...





     Come eseguire l'analisi logica di una frase.

Per eseguire l'analisi logica di una qualunque frase, bisogna: prendere il predicato e risalire alla persona che svolge l'azione da esso espressa; guardare altre parti della frase (complementi, apposizioni o attributi); analizzarle e poi riguardare la frase.


Ricercare il predicato e risalire al soggetto.

Ricercare il predicato all'inizio dell'analisi logica evita la confusione tra complemento oggetto e soggetto. Ciò può essere superfluo in frasi minime, ma nelle frasi semplici e complesse può essere d'aiuto.

Nella frase: "La Divina Commedia è stata scritta nel 1300 da Dante Alighieri, sommo poeta fiorentino" il verbo è in forma passiva, ovvero il soggetto subisce l'atto compiuto dal complemento d'agente. Il predicato è "è stata scritta".

Chi compie l'azione di essere stata scritta? La risposta è: il soggetto, in questo caso La Divina Commedia.

Se la frase fosse stata in forma attiva: "Dante Alighieri, sommo poeta fiorentino, nel 1300 scrisse la Divina Commedia, un'opera poetica", il soggetto sarebbe stato Dante Alighieri.



Ricerca di varie parti della frase.

Complementi, attributi o apposizioni sono parti che non sono né soggetti, né predicati.





Analisi logica della frase.


La Divina Commedia: soggetto
è stata scritta: predicato verbale
nel 1300: complemento di tempo determinato
da Dante Alighieri: complemento d'agente
sicuramente: complemento di modo (avverbiale)
morto: predicato verbale
nel 1321: complemento di tempo determinato



APPUNTI DI LETTERATURA

LE ORIGINI DELLA LINGUA ITALIANA


L’espansione imperiale romana aveva comportato il diffondersi del latino presso numerosi popoli che spesso non possedevano la lingua scritta.
In particolare presso i popoli dell’area europea il latino era usato nella quotidianità del rapporto con la burocrazia romana.
Il latino che si diffuse non fu però il sermo doctus degli intellettuali, ma il sermo vulgaris dei coloni e dei militari delle caserme, per cui molte parole derivano la loro etimologia proprio dalla lingua parlata dal popolo per i propri affari o nei rapporti interpersonali.



      Spentasi la potenza di Roma con il crollo dell’impero, la lingua parlata subì una lenta trasformazione per gli influssi sia delle lingue di sostrato che di quelle delle dominazioni straniere succedutesi con le invasioni barbariche, diverse per territorio. Così si differenziarono a poco a poco alcuni idiomi che, per la comune matrice latina, furono chiamati neolatini o “romanzi” da romanice loqui (da cui romance) per distinguerli da quelli di origine germanica che si svilupparono laddove l’impero non era giunto o aveva fatto sentire il suo peso per poco tempo.


Il processo di trasformazione fu lungo e complesso, e già intorno all’800 d. C. si aveva la consapevolezza della diversità delle varie lingue parlate dai popoli.
Gli storici fissano con il Giuramento di Strasburgo nell’842 la nascita delle lingue volgari perché in quell’anno i re: Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo, nipoti di Carlo Magno, strinsero un’alleanza per spartirsi l’Impero carolingio. Poiché le rispettive popolazioni parlavano ormai lingue diverse, i due re giurarono davanti agli eserciti schierati ciascuno nella lingua dell’altro e poi nella propria lingua, affinché tutti potessero esser testimoni e comprendere i termini dell’accordo.
Ma il latino non scomparve perché continuò ad essere usato dai dotti e dai letterati, rimase come lingua internazionale delle cancellerie dei monarchi e dell’Imperatore e, soprattutto, continuò ad essere la lingua ufficiale della Chiesa che, in quanto universale, aveva bisogno di una lingua universalmente compresa. Però anch’essa comprese che non era più possibile operare in latino la catechesi dei fedeli, che non comprendevano più questa lingua ed allora il Concilio di Tours nell’813 stabilì che almeno l’omelia fosse pronunciata nella lingua parlata dal popolo affinché tutti potessero comprendere quanto veniva insegnato dal pulpito.





I primi documenti del volgare italiano


In Italia il passaggio dal latino alla lingua italiana avvenne lentamente, tuttavia anche nel nostro Paese troviamo alcuni documenti, come il celebre indovinello veronese, databile intorno agli inizi dell’anno 900, in cui si usa una lingua che non è più il latino, e il placito di Capua, un giuramento che il giudice fece pronunciare ai testimoni, quando di fronte a lui si presentarono l’abate del monastero di Montecassino e il privato Rodelgrimo che rivendicava dal monastero la proprietà di alcune terre.

                                                                                     


Indovinello veronese

Se pareba boves,
alba pratalia araba, 
albo versorio teneba,
et negro semen seminaba.


Spingeva avanti a sé i buoi, (le dita)
arava bianchi prati, (i fogli di pergamena)
e un bianco aratro teneva (la penna d’oca)
e un nero seme seminava (la scrittura)


                                                                              
 Placito di Capua
Sao ke kelle terre, per kelli fini que ki contene,  trenta anni le possette parte Sancti Benedicti.
   So che quelle terre, per quei confini che qui      sono contenuti, per trenta anni le possedette    il monastero di San Benedetto).
   

                                                                                    






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L'EVOLUZIONE DELLA LINGUA


Nel Duecento la lingua ufficiale e della cultura continuava ad essere il latino, tuttavia in questo secolo si affermò anche l'uso del volgare non solo per scopi pratici, ma anche per scrivere le prime opere letterarie: componimenti di carattere religioso che cantavano le lodi del Signore, della Vergine e dei santi.


E' in questo contesto che si inserisce un testo di San Francesco D’Assisi (1182 1226): il Cantico di frate Sole che è un inno di lode, scritto in volgare umbro, in cui il Santo invita a lodare il Signore per tutte le opere da Lui create, belle e brutte, piacevoli e dolorose, chiamandole fratello e sorella












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DANTE ALIGHIERI





Dante Alighieri, della famiglia Alighieri nato a Firenze, il 1 giugno 1265 –  e morto a Ravenna il 14 settembre 1321, fu poeta, scrittore e politico italiano. È considerato il padre della lingua italiana e la sua fama è dovuta alla paternità della Divina Commedia, universalmente considerata la più grande opera scritta in italiano e uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale. Oggi Dante, che trova riposo nella tomba a Ravenna, è diventato uno dei simboli dell'Italia nel mondo.
È  incerto il giorno della sua nascita, certo invece è quello del battesimo: il 27 marzo 1266, di Sabato santo. Quel giorno vennero portati al sacro fonte tutti i nati dell'anno per una solenne cerimonia collettiva. Dante venne battezzato con il nome di Durante, in ricordo di un parente ghibellino.
L'evento più significativo della sua giovinezza fu l'incontro con Beatrice, la donna che egli amò ed esaltò come simbolo della grazia divina.
Non si hanno molte notizie sulla formazione di Dante, ma pare che abbia seguito  l'iter educativo proprio dell'epoca e che in giovinezza abbia avuto per lui grande importanza il rapporto con i poeti del Dolce Stil Novo e in particolare la sua amicizia con Guido Cavalcanti.
A partire dal 1295, entrò attivamente nella vita politica della sua città e la sua carriera politica raggiunse l'apice nel 1300 quando, guelfo di parte bianca, venne eletto priore. L'anno successivo, quando il papa Bonifacio VIII decise di inviare a Firenze Carlo di Valois, fratello del re di Francia, con l'intenzione nascosta di eliminare i guelfi bianchi dalla scena politica, il poeta fu condannato ingiustamente all'esilio e non ebbe più modo di poter tornare nella sua città natale.
Le sue opere più importanti sono:
 Il Fiore e Detto d'Amore
Le Rime
Vita Nova
Convivio
De vulgari eloquentia
De Monarchia
Commedia
Le Epistole e l'Epistola XIII a Cangrande della Scala
Egloghe
La Quaestio de aqua et terra

La Comedìa, conosciuta soprattutto come Commedia o Divina Commedia è un poema  scritto in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua volgare fiorentina. Composta tra il 1304 e il 1321,la Commedia è l'opera più celebre di Dante; conosciuta e studiata in tutto il mondo, è ritenuta una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi. Il poema è diviso in tre parti, chiamate cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso), ognuna delle quali composta da 33 canti (tranne l'Inferno, che contiene un ulteriore canto proemiale). Il poeta narra di un viaggio immaginario attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità.
Il titolo di "divina" le venne dato in seguito da Boccaccio nel suo "Trattatello in laude di Dante" del 1373.



L'INFERNO
l'Inferno dantesco, chiamato anche  "regno della disperazione, della dannazione", è immaginato come un immensa voragine a forma di imbuto formatasi sotto la città di Gerusalemme. In questo regno vi è la presenza di Lucifero, posizionato nella natural burella. La voragine è formata da 9 cerchi concentrici e le anime dei dannati sono collocate al suo interno secondo la gravita del loro peccato: incontinenti, violenti, fraudolenti, traditori.
Primo guardiano dell'Inferno e traghettatore delle anime è Caronte.

Virgilio, maestro e guida di Dante, lo conduce attraverso l'Inferno e il Purgatorio

IL PURGATORIO

Il Purgatorio si presenta diviso in tre parti : Antipurgatorio, Purgatorio, Paradiso Terrestre.
Il Purgatorio è diviso in sette 'cornici', dove le anime scontano la loro inclinazione al peccato per purificarsi prima di accedere al Paradiso. Al contrario dell'Inferno (dove i peccati si aggravavano maggiore era il numero del cerchio) qui alla base della montagna, nella prima cornice, stanno coloro che si sono macchiati delle colpe più gravi, mentre alla sommità, vicino al Paradiso Terrestre, vi sono i peccatori più lievi. Le anime non vengono punite in eterno, e per una sola colpa, come nel primo regno, ma scontano una pena pari ai peccati commessi durante la vita.
Nella prima cornice, Dante e Virgilio incontrano i superbi, nella seconda gli invidiosi, nella terza gli iracondi, nella quarta gli accidiosi, nella quinta gli avari e i prodighi, nella sesta i golosi e nella settima i lussuriosi.
Qui Virgilio finisce il suo viaggio in quanto non battezzato.








IL PARADISO

Dante ascende al Paradiso guidato da Beatrice.
Il Paradiso è composto da nove cieli concentrici, al cui centro sta la Terra; in ognuno di questi cieli, dove risiede un pianeta diverso, stanno i beati, più vicini a Dio a seconda del loro grado di beatitudine. Oltre ai cieli c'è l'Empireo, dove si trova la Candida Rosa, una struttura a forma di anfiteatro, dove risiedono i più grandi santi e dove, sul gradino più alto, sta la Vergine Maria.
Dall'Empireo Dante osserva finalmente la luce di Dio, grazie all'intercessione di Maria alla quale San Bernardo (guida di Dante per l'ultima parte del viaggio) aveva chiesto aiuto perché il poeta potesse vedere Dio.




Elena Ceravolo
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L’UMANESIMO




TERMINOLOGIA

Col termine Umanesimo gli studiosi indicano il vasto movimento di rinnovamento culturale, artistico e filosofico che caratterizzò la civiltà europea nel corso del Quattrocento e che si pose come forte rottura rispetto al pensiero medievale dei secc. XIII-XIV, soprattutto mettendo l'uomo al centro della visione della vita e del mondo e sostituendo così l'antropocentrismo al teocentrismo che aveva contraddistinto l'epoca precedente. 
La civiltà umanistica non è comunque una rivoluzione improvvisa e sorta dal nulla, ma si presenta come il compimento di un processo evolutivo già iniziato nel Trecento e che vide soprattutto Francesco Petrarca come un precursore di tante tendenze poi sviluppatesi nel secolo seguente, per cui si può indicare il grande poeta come un pre-umanista a tutti gli effetti, mentre su un piano più modesto fu significativa anche la figura del suo amico e seguace Giovanni Boccaccio.





PERIODIZZAZIONE

L'Umanesimo si colloca lungo l'arco di tutto il XV sec.
Le date tradizionalmente adottate come limiti cronologici sono il 1400 e il 1492, anno quest'ultimo significativo in quanto con la scoperta dell'America inizia un processo storico che chiude di fatto il Medioevo e sancisce l'inizio dell'Età Moderna, mentre anche la morte di Lorenzo de' Medici (1492) segna l'inizio di un periodo di gravi crisi e guerre che sconvolgono l'Italia e che saranno oggetto di studi e riflessioni da parte degli scrittori rinascimentali, soprattutto Niccolò Machiavelli.
L'età umanistica si può ulteriormente dividere in due fasi, la prima corrispondente alla prima metà del secolo e caratterizzata dalla produzione in latino e dal declino del volgare (sino al 1469 anno dell'ascesa al potere di Lorenzo de' Medici), mentre la seconda va dalla metà del Quattrocento sino al 1492 e vede la rinascita della grande letteratura volgare.



L'UOMO AL CENTRO DEL MONDO

Rispetto alla civiltà medievale l'Umanesimo vede soprattutto l'affermarsi di una visione antropocentrica che mette l'uomo al centro della vita e del mondo e ne rivaluta molti aspetti prima considerati come marginali o subordinati alla concezione teocentrica del Medioevo, per cui si comincia a distinguere tra divinae litterae e humane litterae: si distingue cioè tra la letteratura che si occupa di Dio e delle questioni propriamente religiose e quella che invece si deve occupare della dimensione umana e terrena.
La novità non è assoluta, in quanto già le opere di Petrarca e Boccaccio avevano aperto la strada alla rappresentazione dell'uomo e delle sue vicende non più subordinate alla volontà di Dio (si pensi soprattutto al Decameron), tuttavia nell'Umanesimo il processo viene portato alle sue estreme conseguenze e, soprattutto, l'uomo diventa padrone di se stesso e protagonista del suo destino nel mondo, senza le remore religiose o i timori di punizioni divine che ancora caratterizzavano il pensiero degli scrittori precedenti. 
Legata a questo aspetto vi è poi anche la rivalutazione del corpo umano che non è più visto quale "prigione dell'anima" o fonte di peccato come avveniva di frequente nel Medioevo, ma al contrario è considerato una sorta di macchina perfetta creata da Dio a sua immagine e somiglianza e dunque dotata di armonia e proporzioni geometriche, oggetto di studi di carattere pre-scientifico e artistico (l'esempio più noto è lo schizzo di Leonardo da Vinci noto come "uomo vitruviano", divenuta l'immagine simbolo dell'Umanesimo). 




LO STUDIO DELLA NATURA E LO SVILUPPO DELLA TECNICA

Il Quattrocento vede l'emergere di un approccio del tutto nuovo alla natura e al mondo fisico nel suo complesso, poiché questo non è più considerato il "libro di Dio" come nel Medioevo e quindi semplice espressione della volontà divina, ma come un organismo regolato da leggi che l'uomo può in alcuni casi cercare di comprendere e manovrare a proprio vantaggio. Grande sviluppo assume, ad esempio, la magia volta a dominare le forze della natura con pratiche ancora superstiziose, mentre più interessante è l'evoluzione della tecnica che dà luogo a scoperte e innovazioni decisamente moderne, tanto nel campo dell'anatomia (con l'osservazione e la descrizione del corpo umano, quanto in quello delle arti figurative (specie architettura e pittura, con la scoperta della prospettiva) e in quello dell'ingegneria (con la progettazione e, in qualche caso, la realizzazione di macchine decisamente inimmaginabili qualche decennio prima).
Il personaggio più significativo a questo riguardo è senz'altro Leonardo da Vinci (1452-1519), attivo nel campo della pittura, dell'ingegneria e della cultura in genere.

Tra le innovazioni tecniche più importanti del Quattrocento non va poi dimenticata l'introduzione della stampa, che rappresentò una vera e propria rivoluzione nella diffusione dei libri e delle opere letterarie, nonché dell'attività culturale in genere.


LA RISCOPERTA DEL MONDO CLASSICO

L'Umanesimo prosegue e amplia la rivalutazione della letteratura classica già iniziata nel Trecento con l'opera di Petrarca (e in parte di Boccaccio), grazie anche alla riscoperta del greco fino a quel momento ignorato come lingua.
Nel Quattrocento conosce un decisivo sviluppo soprattutto la filologia, la disciplina che studia e ricostruisce i testi antichi secondo criteri rigorosi (secondo la strada tracciata da Petrarca nel corso del XIV sec.) .
Grande importanza assume nell'Umanesimo anche il concetto di imitazione dei modelli classici, che influenza profondamente la successiva letteratura rinascimentale.


LATINO E VOLGARE

Nella prima metà del Quattrocento il volgare viene trascurato a tutto vantaggio del latino, lingua classica che ora viene padroneggiata con sicurezza dagli scrittori (che in questo proseguono sulla linea inaugurata da Petrarca nel Trecento) e di cui si servono per produrre nuove opere letterarie che imitano i modelli antichi, tanto nel contenuto quanto nei generi letterari e nella struttura.
Nella prima metà del XV sec. il predominio del latino è tale che alcuni studiosi parlano di letteratura umanistica distinguendola da quella in volgare dei decenni successivi.

Il volgare viene "riscoperto" nella seconda metà del Quattrocento e gli scrittori protagonisti di questa nuova stagione letteraria sono attivi soprattutto a Firenze e a Ferrara, i due principali centri culturali dell'Umanesimo, per cui conosce una grande diffusione proprio il volgare toscano che si appoggia al modello autorevole dei grandi autori del Trecento (Dante, Petrarca e Boccaccio).
Alla riaffermazione del volgare concorrono alcuni grandi autori, come Lorenzo il Magnifico, Leonardo da Vinci, Matteo Maria Boiardo.















Giuseppe Cinanni
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Francesca Rimini
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IL RINASCIMENTO



                              1400                                                                                 1550               
             Inizio del Rinascimento                                                 Fine dell'Età rinascimentale                                                                     



LA CULTURA DEL RINASCIMENTO



Tra il XV e il XVI secolo, a partire dall'Italia si sviluppa un profondo rinnovamento culturale che ha preso il nome di Rinascimento.


La cultura rinascimentale esalta la capacità dell’uomo di cambiare il mondo; rivaluta la natura; guarda con un nuovo spirito alla cultura latina e greca e critica la cultura medievale.





Nel Medioevo si sottolineavano la debolezza e l’imperfezione dell’uomo a causa del peccato, e la centralità della fede. 

Per i filosofi del Rinascimento, invece, l’uomo ha un posto centrale nella creazione ed è in grado di modificare il mondo e il proprio destino. 


Inoltre, si afferma la centralità della ragione umana: tutto deve essere esaminato con l’aiuto della ragione e non della sola fede.



Nel Quattrocento, in Italia, molti intellettuali riscoprono le opere degli scrittori greci e latini (in latino, le humanae litterae, la “letteratura dell’uomo”). Essi furono chiamati “umanisti” e “Umanesimo” la cultura da loro promossa. 


Per gli umanisti gli antichi scrittori e artisti delle civiltà greca e romana sono dei “classici”, cioè dei modelli a cui ispirarsi, non solo per lo stile ma anche per la concezione della vita. L’Umanesimo prepara il rinnovamento culturale del Rinascimento.


STORIA, POLITICA, FILOSOFIA E ARTE NEL RINASCIMENTO

Il Rinascimento favorì una ripresa degli studi sulla natura, sulla storia passata, sulla politica e sulle forme di governo. 

Le sue massime espressioni si ebbero in campo artistico con una vasta e innovativa produzione di pittura e scultura, caratterizzata dalla riscoperta della tecnica della prospettiva e dalla centralità della figura umana.

In età rinascimentale si sviluppa la filologia, la disciplina che studia i testi antichi cercando di recuperarne la lingua e i contenuti originali.

Le ricerche filologiche abituarono gli intellettuali del Rinascimento a considerare il passato in modo più rigoroso rispetto agli uomini del Medioevo. 
Di conseguenza progredirono anche gli studi di storia.

Molti intellettuali del Rinascimento si occupano di politica sia svolgendo importanti incarichi all’interno degli Stati, sia elaborando dottrine politiche originali. (Niccolò Machiavelli fu segretario della Repubblica fiorentina dal 1498 al 1512. Nelle sue opere politiche egli esaminò le regole necessarie per prendere il potere in uno Stato e gestirlo in modo ordinato ed efficace)


LA FILOSOFIA DEL RINASCIMENTO


I filosofi medievali avevano adottato le spiegazioni dei fenomeni naturali contenute nella Bibbia e nei testi di alcuni filosofi dell’antichità (Aristotele, soprattutto).



I filosofi del Rinascimento elaborano nuove teorie basate sull’osservazione della realtà naturale.







L'ARTE: LA PROSPETTIVA E LA RAPPRESENTAZIONE DEL CORPO UMANO

L’arte rinascimentale italiana (e poi europea) raggiunge vertici di perfezione soprattutto per quanto riguarda il realismo e la precisione nella rappresentazione della natura e del corpo umano

Pittura e scultura reintroducono la prospettiva, una tecnica già usata in età antica, ma dimenticata nel Medioevo, finalizzata a riprodurre su una superficie piana la profondità di oggetti, figure e paesaggi.



Dallo schema si comprende come l’artista, Leonardo Da Vinci, applica la tecnica della prospettiva: l’altezza degli oggetti, degli ambienti e delle persone raffigurati è stabilita in relazione a linee immaginarie, chiamate “linee di fuga”, che convergono tutte verso un punto, detto “punto di fuga”.


I LUOGHI DELLA CULTURA RINASCIMENTALE

Nel Rinascimento si sviluppa una cultura laica. Molti intellettuali non sono membri del clero e non operano né nei monasteri, né nelle università. I nuovi luoghi di diffusione ed elaborazione della cultura rinascimentale sono le corti

Molti principi del XV-XVI secolo agiscono come mecenati: mantengono presso la propria corte filosofi, scrittori e artisti, sovvenzionando le loro ricerche e la loro produzione.




L'INVENZIONE DELLA STAMPA

Risale al Rinascimento una delle invenzioni più importanti della storia, capace di diffondere la cultura a un pubblico sempre più vasto: la stampa a caratteri mobili
1455: Johann Gutenberg pubblica a Magonza, in Germania, il primo libro (una Bibbia) stampato con questa tecnica. Tale procedimento permette di riprodurre un numero illimitato di copie identiche di uno stesso libro, con tempi di produzione molto più brevi che in passato e quindi con costi più ridotti.





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Ludovico Ariosto






La vita
Ariosto nacque l’otto settembre 1474 a Reggio Emilia. Egli incominciò i suoi studi a Ferrara per volere del padre, però dopo la sua morte (1500)  dovette trovarsi un occupazione nella corte degli Estensi, per mantenere i suoi nove fratelli. Fu al servizio del cardinale Ippolito d’Este e dopo del cardinale Alfonso. Svolse molti incarichi di tipo: amministrativo, militare, politico e infine diventò governatore della Garfagnana (regione montuosa e selvatica della Toscana che era infestata dai briganti) Qui governò tre anni.

Tornato a Ferrara nel 1525 poté realizzare il suo sogno ovvero vivere in pace in una casetta tutta sua: la sua vita non era più turbata e piena di impegni, ma dedicata allo studio e alla poesia. Trascorse gli ultimi anni della sua vita con sua moglie, Alessandra Benucci, e con suo figlio Virginio a scrivere il suo grande poema “L’Orlando Furioso”. Ariosto fece in tempo a vedere la pubblicazione definitiva nel 1532. Morì, infatti, pochi mesi dopo, il 6 luglio 1533. 




L’Orlando Furioso





Presentazione

L’Orlando Furioso, scritto da Ludovico Ariosto, è composto da quarantasei canti in ottave. Esso è la continuazione dell’Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo e, sulla vicenda principale della guerra tra Franchi e Mori, narra dell’amore che provano Orlando e Rinaldo, valorosi paladini di Carlo Magno, verso Angelica, figlia del re del Catai.

Trama

La trama, particolarmente complessa per la quantità di episodi e di personaggi, si suddivide in tre filoni narrativi:

Ø Guerra tra Cristiani e Saraceni

La guerra, che si svolge in varie fasi, ha il suo momento centrale e nell’assedio di Parigi e si conclude con la Vittoria dei Cristiani e la morte di Agramante, re dei Saraceni che venne ucciso da Orlando.

Ø L’amore e la pazzia di Orlando

Orlando si innamora perdutamente di Angelica e, quando ella fugge dal campo di Carlo Magno, si dimentica dei suoi doveri e la insegue. Dopo qualche tempo viene a sapere che lei si era sposata con Medoro, semplice soldato saraceno, ed era partita con lui verso il regno del Catai.
Orlando, giungendo in seguito nel bosco sui cui alberi la coppia aveva inciso scritte che celebravano il loro amore, impazzisce e si dà alla devastazione di tutto ciò che incontra.
A questo punto il duca Astolfo parte a cavallo dell’Ippogrifo (cavallo alato) per andare sulla luna a recuperare il senno di Orlando.
Riacquistata la ragione, Orlando torna a combattere contro i Saraceni.


Ø Il contrastato amore di Bradamante e Ruggiero

La terza linea narrativa, quella encomiastica, riguarda Ruggiero, guerriero saraceno, e Bradamante, sorella di Rinaldo e valorosa guerriera cristiana.

I due si amano, ma sono continuamente divisi dal susseguirsi degli eventi e delle battaglie. Dopo moltissime avventure, però, Ruggiero, convertitosi al Cristianesimo, riuscirà a sposare Bradamante e dalla loro unione avrà origine la casa d’Este.


Francesca Rimini




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IL SEICENTO




L’Europa in crisi
Il Seicento dal punto di vista politico, economico e sociale è un secolo di crisi.
(Le carestie e una violenta pestilenza provocarono, a partire dal 1630, un grave calo demografico).
In questo quadro di crisi si collocano numerose rivolte sociali (contadine, borghesi,  nobiliari) dettate da motivi economici o politici, ma tutte riconducibili ad una situazione di malessere. Particolarmente crudele è la Guerra dei Trent'anni (1618-1648) che si conclude con la pace di Westfalia e sancisce lo smembramento dell'Impero germanico, il tramonto del predominio spagnolo in Europa, la vittoria della Francia e l'inizio della sua egemonia.

Successivamente alle vicende di tale Guerra si aggrava l’impoverimento degli Stati mediterranei, come l’Italia e la Spagna, mentre aumentano l’attività manifatturiera e l’attività mercantile dell’Inghilterra, dell’Olanda e della Francia.





Il trionfo dell’assolutismo in Francia

La fine della Guerra dei Trent’anni segna in Francia il trionfo della monarchia assoluta, instaurata da Luigi XIV, detto il “Re Sole” che accentra nelle sue mani il potere legislativo, economico e militare e accresce il prestigio politico della nazione.


La monarchia costituzionale in Inghilterra
La “Gloriosa rivoluzione” (1688) porta sul trono d’Inghilterra  il principe olandese Guglielmo d’Orange, il quale giura di rispettare un importante documento, la Dichiarazione dei Diritti, nel quale viene stabilita la distinzione di ruoli tra re e Parlamento.
L’Inghilterra diventa la prima monarchia costituzionale d’Europa.





Le condizioni dell’Italia spagnola

Il dominio della Spagna in Italia determina la decadenza del nostro Paese nel Seicento e causa l’insorgere di numerose rivolte (es. a Milano e a Napoli) che vengono tutte domate in modo cruento. Intanto la peste, portata dai Lanzichenecchi miete numerose vittime, prima in Lombardia e poi nell’Italia centro-meridionale.





CULTURA E LETTERATURA NEL SEICENTO



La Rivoluzione scientifica

Il Seicento è il secolo della scienza: Galileo Galilei elabora il metodo scientifico basato sulla sperimentazione e dimostra la validità della teoria eliocentrica di Copernico.
Successivamente Newton formula la legge di gravitazione universale.

In un clima di maggiore libertà di pensiero, favorito dalla Riforma protestante, molti scienziati fondano le Accademie, centri di studio in cui essi si scambiano informazioni, favorendo la ricerca scientifica.





Il Barocco

Con il termine “barocco” (dal francese baroque: perla irregolare) si indica uno stile che, diffusosi in Italia e in Europa soprattutto  nella prima metà del Seicento,  caratterizza la letteratura, la musica, l’arte, l’architettura.
È lo stile proprio di un’epoca che si allontana dagli ideali del Rinascimento (rivalutazione dell’arte classica) e predilige la ricerca di un’originalità spinta all’eccesso, al fine di suscitare stupore e meraviglia.
Gli elementi stilistici barocchi sono il gusto dell’ornamento e la ricchezza decorativa.

In campo letterario, il Barocco si manifesta come ricerca di novità, di stranezza, di atteggiamenti fuori dal comune, sia per quanto riguarda le parole sia per ciò che concerne le idee e i concetti. Scrittori e poeti barocchi si esprimono attraverso immagini, simboli e metafore fantasiose (linguaggio figurato).

Giambattista Marino è il maggiore rappresentante del Barocco letterario.




L’evoluzione della lingua


Nel Seicento si sviluppa il dibattito sulla lingua da parte di studiosi e letterati riuniti in Accademie. La più importante di queste è l’Accademia della Crusca che ha lo scopo di mantenere pura la lingua italiana originale e che pubblica nel 1612 il primo grande Vocabolario della lingua italiana.





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